CARCIOFO, CONIUGARE RESA E QUALITÀ

Da alcuni anni, il mercato italiano del carciofo ha visto una forte concorrenza da parte di paesi esteri, come ad esempio Spagna ed Egitto: nei periodi in cui le produzioni italiane iniziano la raccolta si crea una sovrapposizione con le produzioni spagnole ed egiziane che arrivano nei nostri mercati con prezzi molto più bassi.

L’elevata concorrenza ha determinato quindi un cambiamento nel target di produzione: le produzioni si sono infatti spostate da cultivar per il mercato fresco verso varietà più vocate per l’industria di trasformazione.

In entrambi i target di coltivazione, sia per industria che per il mercato fresco, le produzioni devono coniugare due fattori importanti ai fini della redditività dell’agricoltore, che sono resa e qualità.

Nell’ottica di massimizzare le rese tenendo comunque costante la qualità del carciofo, oltre la genetica varietale, un ruolo fondamentale lo gioca la nutrizione stessa.

La concimazione, per questa coltura, deve considerare un elevato fabbisogno in particolare di macro elementi come Fosforo e Potassio e di meso elementi come il Calcio, di cui la coltura è molto avida, insieme a Magnesio e Ferro.

Da sottolineare che il carciofo beneficia molto di terreni ricchi di sostanza organica: la stessa diventa utile su questa coltura nel migliorare la struttura del terreno in modo da renderlo più permeabile, a vantaggio dello sviluppo radicale che tende ad approfondirsi, e nell’evitare rischi legati ai ristagni idrici.

In relazione a tali esigenze nutrizionali, diventa importante intervenire sia con concimazione di fondo in pre-trapianto e successivamente con fertirrigazioni e interventi fogliari per soddisfare al meglio le esigenze nutrizionali della coltura, con l’obiettivo di ottenere maggiori rese e di qualità.

Vista l’importanza della concimazione di base in pre-trapianto, Cifo consiglia l’utilizzo del TOP NPK 7-5-14, prodotto in formulazione mini-pellet adatto per la distribuzione a pieno campo. Il prodotto racchiude in sé tutti gli elementi nutrizionali utili a soddisfare le esigenze del carciofo, dalla sostanza organica contenuta al 40% all’azoto organico al 7%, al fosforo 5% e infine il potassio per il quale il prodotto contiene il 14%.

La componente che caratterizza il TOP NPK 7-5-14 e l’intera linea TOP è l’APR, l’attivatore proteico della rizosfera, una concentrazione di amminoacidi che massimizza l’efficacia e l’efficienza del prodotto anche a bassi dosaggi ed utilizzabile anche in agricoltura biologica rendendo il prodotto unico sul mercato.

Nell’ottica del soddisfacimento dell’esigenza in Calcio (elemento molto richiesto dalla coltura), Cifo consiglia l’utilizzo del Calcisan Green, prodotto utilizzato per via fogliare contenente il 13% di Calcio e il 2% di Magnesio, il tutto complessato dalla matrice algale della Macrocistys Integrifolia di esclusiva Cifo.

Il prodotto, grazie proprio alla presenza della Macrocistys Integrifolia, permette un elevato effetto carrier a favore del calcio che viene assimilato e veicolato nella pianta più velocemente ed efficacemente, inoltre presenta un’elevata miscibilità con i fitofarmaci utilizzati per la gestione delle avversità della coltura.

Dosaggi

IMPIEGO DOSE
TOP NPK 7-5-14
Distribuzione al terreno 400 kg/ha
CALCISAN GREEN
Distribuzione fogliare 3 L/ha

 


COME FARE REDDITO CON IL MAIS UTILIZZANDO I BIOATTIVATORI

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad una diminuzione degli ettari dedicati alla maidicoltura italiana; i motivi da imputare a questo calo sono molteplici, ma quello che spicca in particolar modo è il livello qualitativo della granella prodotta che non raggiunge gli standard richiesti dal mercato e dall’Unione Europea stessa.

In particolare, l’amido, il tenore proteico e come essi sono distribuiti all’interno della granella ricoprono un ruolo fondamentale per il raggiungimento dei minimi qualitativi richiesti; questi obiettivi standard sono ancor più difficili da raggiungere, se a questi poi aggiungiamo le problematiche che insorgono in seguito agli attacchi di Diabrotica da una parte, e a quelli di Piralide dall’altra.

La Diabrotica (Diabrotica virgifera virgifera) è un coleottero originario degli Stati Uniti, comparso per la prima volta in Italia nel 1998. Il danno maggiore è provocato dalle larve, che si nutrono delle radichette e scavano gallerie nelle radici più grosse; le piante danneggiate presentano un ridotto sviluppo radicale, il quale le rende più soggette ad allettamenti, ne riduce la capacità di assorbimento di acqua e nutritivi e, durante le operazioni di raccolta, provoca maggiori perdite di produzione.

La Piralide del mais (Ostrinia nubilalis), è un lepidottero polifago da sempre presente in Italia, anche se il mais resta comunque il suo bersaglio prediletto. Il suo grado di infestazione e l’entità dei danni causati sono legati essenzialmente all’andamento climatico (predilige estati miti e umide).

I danni causati in particolare da questo insetto sono di tre tipologie diverse, ma tutti riconducibili principalmente allo stadio larvale del lepidottero: fisiologici, quantitativi ma soprattutto qualitativi, in quanto le gallerie e i fori causati dall’attacco dell’insetto costituiscono la via di accesso preferenziale di alcuni funghi parassiti, i più diffusi dei quali sono riconducibili ai generi Fusarium e Aspergillus.

Alla luce di queste molteplici problematiche, è diventato ormai  prassi effettuare in questo momento del ciclo colturale quello che in gergo comune viene chiamato “trattamento con i trampoli”; data l’estesa quantità di superficie da trattare nella breve finestra temporale utile per il trattamento, si rende quasi obbligatorio l’utilizzo dello stesso anche nelle ore più calde della giornata: un trattamento effettuato a foglia calda con acqua fredda, crea nella pianta uno shock termico tale da bloccare momentaneamente l’attività vegetativa e fisiologica della stessa.

Cifo, da oltre cinquant’anni al fianco degli agricoltori, investendo in Ricerca, Sviluppo e formulati sempre più efficaci, collaborando in progetti di portata nazionale quale ad esempio “Mais in Italy”, propone un protocollo efficace per il raggiungimento degli obiettivi, ed il superamento degli stress cui potrebbe incorrere la coltura.

Al trattamento programmato per combattere la piralide, Cifo propone di abbinare questi due formulati:

Sinergon Plus è un nuovo formulato unico sul mercato, ottenuto attraverso un processo altamente innovativo, dal quale si ottiene un prodotto ad altissima efficienza nutrizionale: grazie ai piccoli peptidi contenuti, Sinergon Plus stimola la pianta ad aumentare lo stadio vegetativo verde della pianta (il cosiddetto “staygreen”), e nel contempo la supporta contro lo stress termico causato dal trattamento effettuato durante le ore più calde della giornata. Dose consigliata: 2 litri per ettaro.

In abbinamento a Sinergon Plus, Cifo propone l’utilizzo di Cifo KS 64, formulato a pronto effetto, la cui peculiarità è quella di essere un potassio a reazione acida: ciò ne permette un assorbimento immediato ed induce la pianta ad idratarsi ed al contempo a velocizzare i processi fisiologici naturali e di fotosintesi clorofilliana. Questi processi sono fondamentali per la pianta per poter accumulare ancora di più amido e proteine all’interno delle cariossidi e dello stocco. Dose consigliata: 4 kg per ettaro.

Situazione al 12 luglio
L’alta pressione che continua ad insistere sull’areale padano sta favorendo lo sviluppo della popolazione di Piralide. Su gran parte degli ambienti maidicoli della Pianura Padana sono iniziate le ovideposizioni e nelle zone più calde possiamo già trovare le larve di 1a età.


LA RISPOSTA IDEALE CONTRO IL DISSECCAMENTO DEL RACHIDE

Il disseccamento del rachide, seppur rappresenta un problema da non sottovalutare nel panorama della viticoltura italiana, è una fisiopatia ancora poco conosciuta dai viticoltori: spesso viene confusa con la peronospora larvata o con l’antracnosi.

Il disseccamento del rachide è una fisiopatia (cioè un’alterazione della pianta non causata da organismi viventi ma da carenze o eccessi di elementi nutritivi nel terreno, squilibri fisiologici o danni causati da eventi climatici) diffusa specialmente nelle zone a clima continentale dei paesi viticoli europei; questa alterazione fisiologica di fatto ostacola il regolare flusso degli elaborati all’interno della pianta, in particolare durante l’ultima fase della maturazione viene rallentata ed interrotta la circolazione della linfa grezza e soprattutto quella della linfa elaborata.

Il rachide, disidratandosi e disseccandosi, non apporta più le sostanze nutritive agli acini: questi appassiscono restando immaturi, ricchi di acidi e poveri di zuccheri.

Di norma questa fisiopatia non colpisce tutto il grappolo, bensì le alterazioni interessano solo una parte di esso, in particolare la punta e le ali quindi il danno rimane, almeno dal punto di vista quantitativo, limitato. È infatti l’aspetto qualitativo delle uve che più preoccupa il viticoltore, che risulta compromessa dall’inadeguata maturazione delle stesse.

Soprattutto in annate molto piovose come la primavera 2019, il rischio di incorrere in squilibri nutrizionali è molto elevato, e di conseguenza molto elevata è anche la percentuale di vigneti colpiti da disseccamento del rachide.

Cifo, da sempre attenta alle esigenze dei coltivatori, ha ideato una metodologia in grado di prevenire questa fastidiosa problematica grazie all’uso combinato di CALCISAN GREEN e ACTISEL.

Calcisan Green, formulato per la nutrizione fogliare, in grado di apportare calcio e magnesio complessati sui frutti.

Calcisan Green agisce su due livelli ben distinti, apporto di nutrienti, assorbimento e traslocazione degli stessi ed all’azione protettiva e veicolante dell’estratto puro di Macrocystis. Le componenti di questa particolare alga stimolano, proteggono e osmoregolano la pianta durante la delicata fase di crescita del frutticino fino alla sua maturazione.

Calcisan Green è un prodotto che presenta diverse specificità che lo rendono unico sul mercato ma soprattutto unico ed efficace nei risultati, apportando il giusto rapporto calcio/magnesio, la presenza di polisaccaridi e componenti alginiche derivanti dalla Macrocystis contribuiscono ad un risultato di notevole livello sulla nutrizione e conservazione delle uve raccolte.

Nel contrastare al meglio la fisiopatia del disseccamento del rachide, la metodologia studiata da Cifo vede in abbinamento al Calcisan Green, l’utilizzo di Actisel, una polvere idrosolubile appositamente studiata per migliorare i livelli produttivi, incrementando al tempo stesso il contenuto nutraceutico di frutta ed ortaggi, vite in particolare.

L’applicazione di Actisel risulta quindi particolarmente vantaggiosa nel caso particolare della vite, che grazie al suo elevato contenuto di Magnesio, Manganese e al 52% di Zolfo, contribuisce a migliorare le caratteristiche qualitative della produzione finale raccolta. Tale prodotto risulta molto importante per le varietà avide di magnesio come ad esempio il prosecco.


MAIS, COME EVITARE LO STRESS DA DISERBO IN POST EMERGENZA

L’agricoltura moderna, cioè quell’agricoltura che si è sviluppata dagli anni 80 e 90 fino ai giorni nostri, ha vissuto e goduto di un’importante e forte innovazione delle tecniche colturali nel corso di così pochi decenni.

Se questo forte ammodernamento ha reso accessibile a tutti gli imprenditori agricoli mezzi di lotta, che siano essi fisici, chimici o biologici, ha visto anche dall’altra parte una sorta di selezione naturale delle erbe infestanti cui è sottoposta la coltura in oggetto, dovuta soprattutto all’intensità di coltivazione, all’uso a volte continuativo dei prodotti chimici e la stretta rotazione colturale cui abbiamo assistito nei precedenti decenni.

In particolare, per quanto riguarda la coltura del mais, abbiamo diverse specie di piante cosiddette “infestanti”: questo aggettivo infatti è da intendersi in senso relativo e non assoluto. Il termine infestante indica la presenza di una pianta che cresce in un ambiente dove non è desiderata; piante che con la loro presenza in campo diminuiscono le caratteristiche quali-quantitative del prodotto o il valore commerciale.

I danni che possono derivare da questa diffusione di specie infestanti sono fondamentalmente riconducibili a quattro macro sezioni:

  • Danno di tipo quantitativo;
  • Danno di tipo qualitativo;
  • Ostacolo alle lavorazioni colturali, durante la lavorazione del suolo e/o la raccolta della produzione finale.
  • Diffusione/prolificazione degli organismi patogeni, come ad esempio virus, batteri, nematodi ed insetti.

Entrando più dettagliatamente dell’ambito della coltura del mais, è di fondamentale importanza proteggere la pianta nelle fasi iniziali del ciclo vegetativo: indicativamente dalla germinazione fino alla 7°-8° foglia, periodo denominato appunto “critico” per questa particolare coltura. Una volta superata questa fase, il mais è una coltura che non richiede ulteriori accorgimenti, in quanto grazie alla sua levata ed all’ottima capacità di copertura del suolo, risulta essere molto competitiva rispetto alle malerbe.

Cifo, da sempre orientata verso un’agricoltura sostenibile attraverso un’accurata ed attenta azione di ricerca e sviluppo di fertilizzanti in grado di sostenere in modo naturale la pianta in tutte le sue fasi di sviluppo, propone in abbinamento al diserbo di post emergenza dei cereali, in particolare del mais, un fiore all’occhiello del catalogo Cifo: Sinergon Plus.

Sinergon Plus è un prodotto di recente rivisitazione, che ha permesso al formulato di avere caratteristiche ancor più efficienti e performanti: il prodotto è caratterizzato da una matrice organica di elevata purezza, contenente Azoto organico, Magnesio e Ferro, elementi essenziali durante il processo di formazione della clorofilla, oltre che maggiormente arricchito in Amminoacidi e Peptidi, componenti in grado di favorire la sintesi proteica all’interno della pianta, sostenendola in modo adeguato ed efficace nei momenti di massima esposizione agli stress ambientali.

Cifo ne consiglia l’uso in abbinamento ai diserbi, proprio perché grazie alle caratteristiche di Sinergon Plus, il prodotto evita l’interruzione delle funzioni fisiologiche della pianta, raggiungendo così risultati migliori in termini di resa e qualità.

Tra le principali specie che nel nostro Paese vengono considerate “piante infestanti” del mais, di particolare rilievo abbiamo:

  • la Sorghetta (Sorghum halepense), specie appartenente pluriennale appartenente alla Famiglia delle Graminacee; questa specie rientra nella categorie delle più pericolose per il mais, a causa del grande impatto negativo che può avere sulla resa produttiva finale e dalla sua capacità di produrre sostanze allelopatiche, sostanze in grado di inibire la crescita e lo sviluppo di piante concorrenti.
  • Altra malerba di rilevante importanza per la coltivazione del mais è il Farinaccio Comune (Chenopodium album): questa pianta, che predilige terreni fertili, è in grado di asportare notevoli quantità di nutrienti, a scapito della coltura principale.
  • l’Amaranto comune (Amaranto retroflexus), la quale presenta caratteristiche di tossicità per gli animali, l’Erba Morella (Solanum nigrum), appartiene alla Famiglia delle Solanacee ed è diffusa come le precedenti un po’ in tutta Italia. Questa tipologia di erba infestante è molto pericolosa se consideriamo la produzione di composti tossici che crea nel mais insilato.

Ma perché il diserbo stesso, uno dei passaggi chiave del ciclo colturale, potrebbe creare non pochi problemi alla produzione maidicola?

Al giorno d’oggi, molteplici aziende propongono all’interno del loro catalogo un’ampia gamma di prodotti per il controllo delle malerbe, a base dei più diversi e svariati principi attivi. Tali sostanze risultano agire in maniera positiva ed efficace sulle infestanti, ma possono purtroppo dare luogo ad una “retroattività negativa” sulla cultura, cioè i cosiddetti effetti collaterali assolutamente da non trascurare e contro i quali bisogna adottare accorgimenti utili a prevenirli. Non per niente, spesso e volentieri si può assistere a fenomeni di elevata vigoria della coltura su zone non trattate, rispetto al resto dell’appezzamento trattato.; ecco spiegato l’importanza di utilizzare Sinergon Plus insieme al trattamento con funzioni di antistress per dare modo alla pianta di continuare il suo normale sviluppo senza interruzioni.

Ogni specie vegetale, tra cui anche la pianta di mais, ha la sua capacità di tollerare e recuperare in modo attivo nei confronti di quel fenomeno comunemente chiamato “stress da diserbo post emergenza” o più semplicemente solo “stress da diserbo”; questo particolare tipo di stress può manifestarsi in modo diverso a seconda di quale coltura viene trattata e a seconda anche dell’epoca in cui viene effettuato il trattamento.

Altro fattore da tenere in considerazione è l’epoca in cui si effettua il diserbo, poiché la coltura potrebbe già di per sé trovarsi in condizioni di difficoltà, a causa delle temperature o troppo alte o troppo basse tipiche del periodo primaverile, essere cioè in uno stato di stress termico. Una pianta più sana, ben nutrita e rafforzata dal prodotto Sinergon Plus, consentirà alla stessa di essere anche meno sensibile e meglio preparata ad attacchi di eventuali patogeni, ad esempio da parte di agenti fungini, che come ben sappiamo possono creare non pochi problemi di qualità qualora si dovesse riscontrare presenza di aflatossine nel raccolto finale.


PREVENIRE E COMBATTERE LO STRESS DA DISERBO SU SOIA

Nell’agricoltura moderna il controllo delle erbe infestanti in un campo in produzione risulta essere uno dei fattori principali che possono limitare le produzioni finali.

Ad oggi diverse aziende propongono un’ampia gamma di prodotti per il controllo delle malerbe, che possono essere a base di diversi principi attivi. Tali sostanze risultano agire in maniera positiva ed efficace sulle infestanti, ma hanno una retroattività negativa sulla coltura che sarebbe meglio non trascurare. Infatti, spesso e volentieri si assistono a fenomeni di elevata vigoria della coltura su zone non trattate, rispetto al resto dell’appezzamento trattato.

Ogni specie vegetale ha la sua capacità di tollerare e recuperare in modo attivo al cosiddetto “stress da diserbo post emergenza”, essendo che questo stress si manifesta in modo diverso a seconda di quale coltura viene trattata e a seconda anche dell’epoca del trattamento stesso.

L’epoca del trattamento è importante poiché la coltura potrebbe già di per sé trovarsi in condizioni di difficoltà, a causa delle temperature o troppo alte o troppo basse (stress termico).

Nel particolare la soia, in base alla stagione di semina, può subire dei bruschi rallentamenti dello sviluppo a causa sia della pressione delle infestanti, sia per l’effetto della tossicità causata dai trattamenti erbicidi.

Essendo la soia una leguminosa che stringe un rapporto di simbiosi con i batteri azotofissatori appartenenti alla famiglia Rhyzobium, ritardando lo sviluppo della pianta viene direttamente rallentato anche lo sviluppo dei noduli radicali; questo si ripercuote in maniera negativa sulle produzioni finali.

Cifo, da sempre al fianco degli agricoltori, propone diverse soluzioni volte al superamento ed al recupero attivo della coltura, in questo caso specifico della soia.

La prima soluzione studiata appositamente per questa particolare esigenza è SINERGON PLUS, un biopromotore della crescita e sviluppo delle piante soprattutto a seguito di stress di natura ambientale e/o fisiologica. Il prodotto agisce riattivando i processi metabolici della coltura, ripristinando nel breve le normali funzioni fisiologiche.

In alternativa e altrettanto efficace è l’uso combinato di MACYSET e MOLIFOSS: Macyset è una specialità nutrizionale a base di Macrocystis integrifolia, che agisce in maniera positiva sui meccanismi di riattivazione del metabolismo cellulare, inducendo resistenza ai successivi stress ambientali e/o fisiologici.

Molifoss, apportando microelementi essenziali per la riattivazione del metabolismo cellulare, è in grado di supportare positivamente la crescita e lo sviluppo della pianta stessa. Inoltre, i microelementi contenuti all’interno del prodotto esercitano un’azione benefica anche sulla pezzatura dei legumi formati, migliorandone le caratteristiche qualitative e nutrizionali.


PULIZIA E PROTEZIONE DELLE ATTREZZATURE AGRICOLE

La gestione delle operazioni di pulizia delle attrezzature, e delle macchine irroratrici in particolare, è un argomento spesso poco considerato, anche se in realtà si tratta un’operazione fondamentale per due motivi principali: in primis, mantenere in buono stato la propria attrezzatura di lavoro permette di preservarla al meglio nel tempo e nelle migliori condizioni, prevenendo quindi danni da usura/degrado; in secondo luogo, in concomitanza a questo aspetto più pratico, vi è la problematica dell’inquinamento ambientale: si parla infatti in questo caso di un particolare inquinamento, detto “puntiforme”: consiste nella contaminazione da parte di prodotti fitosanitari, una superficie limitata e ripetuta sistematicamente nel tempo.

L’inquinamento puntiforme derivante da agrofarmaci è potenzialmente più elevato tanto più il prodotto utilizzato è concentrato e/o i quantitativi dispersi sono considerevoli.

Le operazioni che da questo punto di vista possono aumentare il rischio di inquinamento puntiforme sono le fasi di riempimento e di pulizia della macchina irroratrice e la gestione dei prodotti reflui/residui de trattamento stesso.

Come già ricordato, una buona pulizia delle macchine irroratrici ogni volta che si conclude/si interrompe un trattamento è fortemente consigliato al fine di preservare nel miglior stato possibile i singoli componenti, quali tubazioni, sistemi di regolazione, valvole, ugelli, pareti interne ed esterne dei serbatoi e così via, dal contatto con gli agenti chimici che, soprattutto in alcuni casi, possono essere particolarmente aggressivi e danneggiare in modo più o meno grave i componenti della stessa.

È quindi una regola che rientra nella buona pratica quella di attuare una corretta manutenzione dei mezzi di lavoro.

A maggior ragione, nel caso in cui il trattamento con un certo tipo di prodotto fitosanitario sia stato completato e si preveda un successivo utilizzo dell’attrezzatura impiegando però un altro tipo di prodotto (ad esempio prima un erbicida ed a seguire un fungicida, e via dicendo), è molto importante garantire un’adeguata pulizia interna dell’irroratrice affinché non si verifichino fenomeni di incompatibilità fisico-chimica tra prodotti diametralmente opposti.

Allo stesso modo, l’impiego della macchina irroratrice su una coltura diversa da quella trattata in precedenza, se effettuato senza prevedere un’adeguata pulizia dell’attrezzatura, può determinare pericolosi fenomeni di fitotossicità (ad esempio, l’utilizzo di un prodotto erbicida selettivo nei confronti di una determinata coltura non è scontato che lo sia anche per un’altra).

In ultimo, anche la contaminazione esterna della macchina irroratrice, spesso molto sottovalutata, se non rimossa in modo adeguato alla fine di ogni applicazione, oltre a produrre facilmente fenomeni di intasamento degli ugelli dovuti all’accumulo e all’essiccazione della miscela utilizzata, è in grado di aumentare considerevolmente il rischio di contaminazione ambientale (a causa, ad esempio, delle piogge che possono dilavare i residui accumulatisi sulle parti esterne della macchina) e l’esposizione a prodotti tossici e nocivi sia per l’operatore o chiunque per lui che entri in contatto con la macchina contaminata.

La pulizia dell’irroratrice è fortemente consigliabile farla in quelle aree di terreno dove non vi sia il rischio di inquinare le acque superficiali e/o di falda, considerando sempre che la procedura di pulizia dell’irroratrice non deve provocare mai il superamento del livello massimo di dosaggio del prodotto fitosanitario ammesso in etichetta.

Quando invece non è in alcun modo possibile effettuare il risciacquo dell’attrezzatura direttamente in campo, è necessario organizzare un’area appositamente attrezzata per il corretto svolgimento dell’operazione; per poter prevenire al massimo i fenomeni di inquinamento puntiforme è indispensabile che l’area in cui si effettua il lavaggio delle attrezzature sia pavimentata e possibilmente dotata di un sistema per la raccolta delle acque contaminate con i prodotti chimici in un apposito serbatoio per poterle smaltire secondo le buone pratiche e nel rispetto della normativa vigente.

Cifo, da sempre al fianco degli agricoltori, anche in questa situazione propone una valida soluzione: il prodotto Tecnosan è stato appositamente formulato per essere utilizzato durante le operazioni di lavaggio e pulizia delle attrezzature impiegate, raccomandato soprattutto per quei macchinari la cui pulizia risulta particolarmente difficoltosa.

 

Nel particolare, il formulato Tecnosan è in grado di svolgere due attività allo stesso tempo diverse e complementari nei confronti delle impurezze. In un primo momento il prodotto agisce ossidando le molecole organiche, e successivamente esplica la sua azione pulente delle superfici delle attrezzature. Un semplice risciacquo dopo il lavaggio è sufficiente per eliminare ogni traccia di prodotto, permettendo così di ottenere attrezzatura pulite a fondo ed esenti da sostanze indesiderate.

Metodo di applicazione: inserire circa 50 L di acqua nel serbatoio dell’atomizzatore. Si consiglia di utilizzare acqua non troppo fredda. Aggiungere 200 mL di Tecnosan.

A questo punto, azionare l’agitatore in modo che la soluzione circoli attraverso le tubazioni e la pompa, fino ad ottenere il lavaggio completo delle pareti interne del serbatoio.

L’acqua si colorerà di rosso – violetto e gradualmente decolorerà assumendo un colore marroncino. Il cambiamento di colore è dovuto alla specifica azione del prodotto che ha esaurito la sua funzione pulente. Azionare l’irroratrice in modo da pulire anche gli ugelli.

Successivamente, si consiglia di eseguire un abbondante risciacquo di tutta l’attrezzatura con acqua pulita.

Tra i vantaggi nell’uso di Tecnosan ricordiamo:

  • Meno spreco di acqua
  • Minor tempo per le operazioni di pulizia
  • Sicurezza del trattamento successivo al lavaggio

QUANTITÀ E QUALITÀ CON I BIOSTIMOLANTI CIFO

 

Con un mercato ortofrutticolo italiano sempre più esigente abbinata ad una globalizzazione che alimenta una forte concorrenza non solo dai paesi extra europei nei confronti dell’UE, ma anche da quelli all’interno dell’Europa, sempre più forte è la necessità di produrre frutta che, oltre ad avere calibri e pezzature sempre maggiori, nello stesso tempo abbia una lunga tenuta dei frutti post-raccolta, migliorandone la cosiddetta shelf life.

Per ottenere frutti di calibro superiore è necessario abbinare alla nutrizione radicale anche una nutrizione per via fogliare, attraverso la quale è possibile integrare concimi ad azione biostimolante che migliorano e supportano le fasi più delicate dello sviluppo come la moltiplicazione e la distensione cellulare.

Insieme a concimi ad azione biostimolante bisogna abbinare un meso elemento molto importante come il calcio, l’assimilazione dello stesso è molto lenta per cui è necessario disporre di prodotti che abbiano una forte azione veicolante del calcio nella pianta ma soprattutto nei frutti. Sappiamo come il calcio attivi i processi di divisione cellulare (aumento del calibro), e soprattutto formi all’interno dei frutti delle sostanze, i pectati di calcio, molto importanti per migliorare la qualità dei frutti come: croccantezza, e tenuta dei frutti post-raccolta (shelf life).

La proposta CIFO abbina, per questo target, due prodotti: CIFAMIN BK e CALCISAN GREEN.

In particolare CIFAMIN BK è un concime organico biologico, ad alto contenuto di azoto e carbonio organico insieme ad un mix di microelementi sinergici nello stimolo all’ingrossamento dei frutti.

La matrice organica del CIFAMIN BK contiene un pool di amminoacidi specifici che influiscono positivamente proprio sulle due fasi delicate dello sviluppo dei frutti:

  1. DIVISIONE CELLULARE
  2. DISTENSIONE CELLULARE.

La sinergia si completa con il CALCISAN GREEN, prodotto contenente il 13% di calcio, il 2% di magnesio e lo 0,1% di boro, il tutto abbinato ad una matrice algale di esclusiva CIFO ovvero la Macrocystis Integrifoglia, che ha ottenuto il riconoscimento di prodotto ad azione specifica come biostimolante ai sensi del D. Lgs. 75/2010.

L’elevato contenuto di alginati della Macrocystis permette un elevato effetto carrier per il calcio che viene traslocato più velocemente nei frutti determinando una maggiore efficienza nutrizionale dell’elemento calcio.

 

Il maggior fabbisogno di calcio nei frutti è alla loro formazione, in quella fase le piante anche se hanno accumulato calcio nelle foglie non riescono a soddisfare l’esigenza di calcio dei frutti nelle prime fasi di accrescimento, la risposta CIFO è proprio l’intervento abbinato con: CIFAMIN BK e CALCISAN GREEN a partire da caduta petali ripetuto ogni 7 – 10 giorni, miscibili con gli interventi fitosanitari necessari in quelle fasi.

Per il target sull’ingrossamento frutto CIFO consiglia da caduta petali interventi abbinati:

Cifamin BK 1 l/ha

Calcisan Green 3 l/ha


Ritorni di freddo in viticoltura: impianti al sicuro grazie all’anticiclone Cifo

Complici i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, i ritorni di freddo rappresentano un rischio ormai considerevole in viticoltura.

L’innalzamento delle temperature invernali medie determina in primavera un’anticipata apertura delle gemme.

Tutto ciò non rappresenterebbe un danno se le temperature rimanessero costanti ma, come spesso stiamo assistendo, sempre più frequenti sono gli sbalzi termici che si verificano in questi periodi e anche con un calo di temperature di pochi gradi si può compromettere facilmente il futuro sviluppo vegetativo dell’impianto in quanto i giovani tessuti neoformati non sono in grado di sopportare l’esposizione a temperature troppo basse per la fisiologia vegetale.

Quali sono i pericoli derivanti dai ritorni di freddo?

Diversi modelli fenologici dimostrano che questo è ormai un trend destinato a diventare una costante e non di rado, questi fenomeni possono coinvolgere vaste superfici o anche interi territori, con conseguenze che si ripercuotono sia sul piano economico, sia su crescita e resa dell’impianto nelle future stagioni.

La frequenza e la severità di questi sbalzi termici rappresentano due parametri di fondamentale importanza per comprendere la necessità di adottare misure di prevenzione sostenibili ed efficaci e, se il clima dovesse seguire la tendenza degli ultimi anni, dalle prossime settimane i termometri potrebbero scendere nuovamente al di sotto dei 5 °C e con molta probabilità, sarà necessario intervenire per evitare gravi danni in campo.

Come si manifestano?

Il calo termico porta a congelamento l’acqua presente nei vacuoli delle cellule delle gemme.

Questo provoca un aumento di volume che, infrangendo le membrane e le pareti cellulari, conduce in molti casi alla necrosi cellulare.

Come accennato, dal momento che le gemme contengono i futuri tessuti floreali e fogliari, il gelo può avere un notevole impatto sui rendimenti finanziari annuali delle aziende vitivinicole.

Prevenire è meglio che curare.

Il grado di danno dipende dalla temperatura minima raggiunta e dalla durata dell’esposizione ad una temperatura critica; la velocità di caduta della temperatura può influire sull’efficacia di un’azione di protezione.

Le temperature critiche per la vite differiscono in base allo stadio di crescita: durante l’inverno le gemme dormienti possono resistere, grazie all’ “indurimento” in fase di endodormienza, a temperature inferiori a -10°C (fino a -20°C), ma a partire dalle prossime settimane ad essere esposte al gelo saranno gemme in apertura e giovani germogli possono essere danneggiate a temperature solo leggermente inferiori a 0°C.

In corrispondenza di queste circostanze si verifica un “allessamento” dei tessuti, proporzionale alla quantità di acqua presente negli stessi e al grado di lignificazione delle cellule compiutosi durante l’autunno precedente.

Per questo motivo è fondamentale garantire un corretto apporto nutrizionale anche durante la fase del post raccolta, in modo da evitare il rischio che gelate tardive possano compromettere la sopravvivenza delle gemme fiorali della stagione successiva.

A questo riguardo si rimanda all’articolo: l’importanza dei fertilizzanti nel periodo autunnale

Tolleranza al freddo e produttività garantite con Cifo.

Com’è possibile osservare dall’immagine sottostante il protocollo di campo Cifo per la vite prende in considerazione le fasi fenologiche più importanti nelle quali è necessario garantire un corretto apporto nutrizionale.

ritorni di freddo in viticoltura
Protocollo di campo per la viticoltura

Nelle circostanze appena descritte (Fase 2) il supporto di prodotti biostimolanti è quindi indispensabile, sia per sopportare lo stress climatico, sia per conservare l’equilibrio fisiologico degli impianti.

La proposta Cifo: Macys BC 28 e Sinergon Plus

Macys BC 28 un concentrato puro di alga Macrocistys integrifolia, riconosciuto dalla legge 75/2010 come prodotto ad azione biostimolante.

Un’alga unica nel suo genere, esclusiva di Cifo, raccolta e lavorata con un processo meccanico a bassa temperatura che consente di mantenere inalterata l’alta concentrazione di sostanze biologicamente attive presenti nella matrice algale.

Processo produttivo Macrocystis Integrifolia
Dall’alga Macrocystis integrifolia al Macys BC 28

A differenza delle altre varietà di alghe, la Macrocistys integrifolia cresce in un ambiente e in condizioni estreme che ne determinano le sue elevate proprietà nutrizionali: ricca di vitamine, amminoacidi, laminarine, alginati e ormoni naturali, sostanze utili a fornire alla vite tutti i fitocomplessi necessari per incrementare i livelli produttivi e sopportare e superare velocemente gli stress ambientali quali ad esempio ritorni di freddo, il prodotto è impiegabile alla dose di 2 L/ha.

ritorni di freddo in viticoltura
Sinergon Plus e Macys BC 28

Sinergon Plus è ottenuto tramite un processo produttivo ad elevato livello tecnologico che conferisce al formulato una spiccata capacità fitostimolante.

Impiegato in associazione a Macys BC 28 alla dose di 2 L/ha, permette di apportare alla coltura amminoacidi a basso peso molecolare in forma di oligopeptidi quali acido glutammico, cisteina, prolina e glicina, tutti derivanti da processi di idrolisi enzimatica e molto utili a sostenere la sintesi proteica ed il metabolismo durante periodi di intenso stress fisiologico.

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TRAPIANTI AUTUNNO VERNINI DI QUALITÀ CON CIFO

L’ultimo trimestre dell’anno è caratterizzato, in agricoltura, dai trapianti e le semine di ortaggi a ciclo autunno-vernino.

In questa fase dell’anno quindi, in prossimità dell’inverno, le colture coltivate in pieno campo  vanno dal cavolo broccolo, cavolo rapa, le insalate, e i finocchi, e sotto serra invece fragola, zucchino, pomodorino, ecc.

Le condizioni climatiche che caratterizzano questa fase dell’anno rendono molto difficile le prime fasi post-trapianto o semina, cioè l’attecchimento e la radicazione.

Se consideriamo le escursioni termiche caratterizzanti il periodo, con temperature diurne vicine a quelle primaverili e quelle notturne vicine all’inverno, le piogge che possono mancare in una prima fase e abbondare successivamente con temporali che in poche ore scaricano importanti quantità di acqua, possiamo dire che sono diversi gli stress a cui vanno incontro queste colture.

Risulta quindi importante in questa fase garantire alle piante il giusto mix ed equilibrio di nutrienti e sostanze biologicamente attive che aiutino le stesse a superare sia gli stress termici e idrici, sia a migliorare l’attecchimento stimolando la radicazione delle piantine.

Il reparto “Ricerca e Sviluppo” Cifo ha studiato e realizzato due formulati specifici in grado di aiutare e stimolare le piante nelle prime fasi garantendo sia l’effetto starter, sia lo stimolo al superamento degli stress abiotici.

RadiCifo L 24 è un concime liquido contenente un mix di matrici organiche tra cui acidi umici, alga Macrocystis Integrifolia e Triptofano, che lavorando in sinergia creano le condizioni ottimali nella rizosfera per lo sviluppo delle radici, garantendo l’ottimale attecchimento delle colture.

Grazie alla presenza dell’alga Macrocystis Integrifolia garantiamo alle piante sia l’azione termoregolatrice in difesa delle escursioni termiche, sia un’azione hormone like grazie al mix di sostanze attive che stimolano lo sviluppo dell’apparato radicale e le prime fasi di crescita.

In sinergia con RadiCifo L 24 la metodologia Cifo consiglia l’abbinamento con Foxter 520 + Micro, concime liquido che associa ad elementi fondamentali quali Azoto e Fosforo due microelementi catalizzatori delle prime fasi di crescita: Zinco e Manganese.

COME UTILIZZARLI: METODOLOGIA

Prodotti Epoca d’intervento
Dosaggi
RadiCifo L 24

+

Foxter 520

Post-trapianto in fertirrigazione almeno 2 interventi a distanza di 10-15 giorni 5 L/Ha

+

20 L/Ha